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Dipartimento di Fisica e Astronomia

Archivio Storico
del Dipartimento di Astronomia

Ludovico Maria Ciccolini

(Macerata, 22 novembre 1767 – Roma, 24 aprile 1854)

Nacque a Macerata, in famiglia patrizia, da Delio e da Camilla Buonomini il 22 nov. 1767, Ivi compì gli studi e si formò, almeno inizialmente, alla scuola dell'abate G. Santini, professore di filosofia naturale e matematiche in quell'università, illustratore dei matematici del Piceno e accademico catenate, carica quest'ultima, poi assunta dal C. stesso, segretario perpetuo dell'antica accademia. All'insegnamento del Santini egli dovette almeno in parte la profonda conoscenza delle opere di L. Euler, di J. L. Lagrange, dei Bernoulli, di J. J. Lalande e di P. Ruffini, nonché quella dimestichezza con i nuovi metodi matematici, allora in rigoglioso sviluppo, - che gli consentirono di affermarsi in campo astronomico.

Nel 1797 fu ricevuto nell'Ordine gerosolimitano; ma l'occupazione francese di Roma gli impedì di recarsi a Malta (Villarosa). Nel 1798 si trasferì a Parigi dove in collaborazione con Lalande svolse per due anni un'intensa attività di ricerca, dimorando al Collège de France. Trattò particolarmente il calcolo delle eclissi di Sole osservate nel Settecento e la parziale elaborazione di un vastissimo programma di studio sistematico delle stelle, che sfociò nel catalogo Lalande, base delle ricerche stellari fino all'introduzione del metodo fotografico nelle osservazioni al telescopio. Ritornò in Italia nel 1801.

Stabilitosi definitivamente a Bologna, come abate e studioso, il C. fu nominato con dispaccio del ministero degli Interni in data 26 apr. 1801 professore aggiunto di astronomia nella classe di filosofia, poi facoltà fisico-matematica, di quell'università; un decreto del 25 dic. 1802 gli confermò l'insegnamento effettivo nella cattedra, da lui tenuta fino al 1815 unitamente alla direzione della specola. Ascritto al Collegio elettorale dei dotti, rappresentante delle società accademiche del dipartimento del Reno, fu deputato dello Studio bolognese alla Consulta di Lione (1801-1802) ed elettore al Corpo legislativo della Repubblica italiana. Costituito il Regno d'Italia, fu eletto consigliere di Stato e insignito dell'Ordine della Corona di ferro per meriti scientifici. Non fu tuttavia chiamato, nonostante gli sforzi del Lalande contro taluni pregiudizi di stampo nazionalistico, a partecipare alla spedizione di circumnavigazione terrestre, voluta dal governo francese, della corvetta "Géographie", organizzata e condotta nei primissimi anni del secolo scorso da N. Baudin allo scopo di raccogliere dati astronomici, geografici, occanografici e naturalistici.

Nel 1808, nonostante il giudizio sfavorevole dei Melzi, fu designato fra i candidati al Senato per meriti culturali. Dopo la Restaurazione, nel 1815 dovette abbandonare l'insegnamento universitario e la direzione della specola. Dopo la morte del fratello Filippo, commendatore dell'Ordine gerosolimitano, chimico e agronomo, nel 1837, il C. fece solenne professione nell'Ordine, del quale divenne commendatore e prefetto della Biblioteca gerosolimitana. Ivi continuò in privato gli studi prediletti, senza però pubblicare ulteriori contributi. Morì a Roma il 14 apr. 1854.

A parte alcuni argomenti specifici, quasi tutti i lavori del C. sono pubblicati nella Connaissance des temps degli anni seguenti al 1809. Fra essi le effemeridi dei movimenti celesti dal 1811 al 1914, intenzionalmente da estendere fino al 1829 e pertanto calcolate, in prima stesura, senza puntiglioso rigore; quelle, assai più accurate, degli anni 1815-16; le osservazioni barometriche e termometriche eseguite a Roma, Bologna, Milano e Parigi dal 1792 al 1810; le fasi delle eclissi, gli aspetti planetari, le eclissi dei satelliti di Giove; questioni di cronologia connesse ai meccanismi dei calendari.

A Roma, nel 1817, diede alle stampe le formule per la datazione della Pasqua (Formole analitiche pel calcolo della Pasqua e correzioni a quella del Gauss), da lui trovate indipendentemente e, qualche tempo prima che fossero pubblicate quelle di K. F. Gause, che dimostrò non applicabili oltre il 4199, salvo alcune correzioni da lui specificate. Dall'isolamento della sua biblioteca, molto più tardi, ebbe una polemica piuttosto aspra con J. J. Delambre, secondo il quale il criterio di introduzione della riforma gregoriana nel calendario giuliano del 1582 non era esatto; a questo proposito, dopo aver riportato la questione nei giusti limiti, mostrando il grado di approssimazione della riforma stessa e la sua completa sufficienza, preparò una lettera in risposta alle argomentazioni di G. Calandrelli, che al Delambre si era mostrato favorevole. La lettera fu pubblicata a Roma nel 1853.

da: Dizionario Biografico degli Italiani, vol 25 (1981)